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Misericordia, tu, mi hai chiamato, dono di Dio,

in un idioma caucasico freddo di steppa, taiga,

tagliente come lamette da barba abbandonate

a arrugginire nel lavandino.

 

All'odore delle tue mille voci, mi sono erto, scimmia evoluta,

incamminandomi scalzo su sentieri di vetri acuminati,

senza riuscire a sentire i tuoi richiami,

addolciti da frementi herz nell'etere marino d'onde radio,

senza riuscire a insabbiare i tuoi misteri stressati,

camminando sulle mani, ossa rotte, testa china,

cercando amore nelle mie viscere, macellaio scontento,

cadendo, assaporando il momento di rialzarmi.

 

Ho urlato tanto, invano, senza che ti rendessi conto

di come soffrano maree, scoiattoli, satelliti, noi, esseri umani,

senza che ti voltassi all'abbaiare del cane, all'ulular del vento,

ai battiti della tastiera; e stando zitto, adesso,

nel silenzio ti costringo ad ascoltare.

                             

     [Lame da rasoi, 2008]

 Ivan Pozzoni - 25/02/2018 11:14:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Grazie mille Cristina e Romana! Io stesso apprezzo molto i vostri versi. :-)

 cristina bizzarri - 25/02/2018 10:11:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Ivan. Un nome per dirti, conoscerti o disconoscerti. Per mettersi in questione e ricordare, viaggiare, ritornare. Un nome. Un etimo radice d’origine, destino? Mi è piaciuta molto, com’è fluida la tua scrittura - quante letture e studi, immagino, la nutrono. Anche: alla madre, alla fonte, un canto o supplica, un rimprovero, un rimpianto, un amore complicato a dirsi e a viversi. Davvero molto bella. Questo posso dire per le mie possibilità di intendimento!

 Romana Ricciardi - 25/02/2018 08:21:00 [ leggi altri commenti di Romana Ricciardi » ]

Ivan, ho cominciato a leggerti e la tua facondia mi lascia senza parole; forse anche per questo trovo davvero bella la chiusa di questa tua... Complimenti
Un caro saluto

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